Stemma Comune di Civita Castellana

Dal 1566 ad oggi

La storia del Carnevale Civitonico

Il documento ufficiale più antico che attesta l’esistenza del Carnevale Civitonico è datato 1566 e viene custodito nell’Archivio Centrale dello Stato di Roma ed una copia conservata nella Biblioteca Comunale “E.Minio” di Civita Castellana.

Più avanti, nel 1833, Gaetano Gigliotti scriveva il suo Elogio storico di Carnevale per il funerale del Re delle Maschere organizzato in quell’anno dalla “società di beoni”. Lo scritto ottocentesco riporta un’attività che coincide con quella che oggi è il Rogo del Puccio che chiude il carnevale locale. 

Il Re muore e viene cremato, chiudendo ogni festeggiamento, ogni follia in machera. Il rituale tradizionale prevede che le regole, il potere e le convenzioni subiscano un’inversione ed è per questo che O’Puccio viene bruciato. Il pupazzo di cartapesta viene mandato al rogo durante la grande festa del martedì grasso, perchè il carnevale simboleggia proprio il passaggio rituale importante dalla notte dei tempi. 

Civita Castellana,
la città che balla

Il libro ricostruisce accuratamente la storia dell’ultrasecolare festa nella cittadina della Bassa Tuscia, partendo dai canti fescennini, passando per lo statuto comunale pubblicato nel 1566, fino ad arrivare ai giorni nostri. Con le sue 160 pagine e le oltre 300 foto raccolte al suo interno, tra quelle in bianco e nero e quelle a colori, si afferma, così, come vero documento e punto di riferimento per tutti gli amanti dell’inimitabile carnevale civitonico.

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